Il Centro Caprense Ignazio Cerio occupa quattro sale del palazzo situato nelle immediate vicinanze della Piazzetta, davanti alla chiesa di Santo Stefano. A curare il primo allestimento, perfino disegnando le belle vetrine di legno foderate di seta azzurra, fu proprio Edwin. Poi, negli anni Novanta del secolo scorso, si è proceduto ad un riordino dell’esposizione dei ventimila reperti e delle sette collezioni a cui in gran parte fanno riferimento.
I più antichi reperti fossili, rinvenuti in terreni sotto Villa Jovis, risalgono 190 milioni di anni fa e sono presentati nella Sala Geologia e Paleontologia. Si trovano lì anche i resti di grandi mammiferi vissuti 300mila anni fa su quel lembo di terra che non si era ancora distaccato dalla terraferma. Ossa di orsi, cervi, cinghiali, ma anche di mammut, rinoceronti, pantere e ippopotami della cosiddetta “Fauna del Quisisana”, perché emersa durante lo scavo delle fondamenta del famoso albergo caprese.
Nella Sala della Preistoria e Protostoria è visibile lo scheletro del cervo nano di 70mila anni fa, proveniente dal famoso sito preistorico di Grotta delle Felci, testimonianza di un’epoca in cui Capri era già diventata un’isola. Sono lì anche i reperti del Paleolitico inferiore, sempre dallo scavo del Quisisana, e quelli dei primi insediamenti di agricoltori e allevatori del Neolitico, 7mila anni fa: vasi di fattura locale (cultura di Capri), collane di conchiglie, ciottoli dipinti con figure sacre, qualche oggetto di metallo. Questi arrivano tra l’altro dalla Grotta delle Felci, sito frequentato anche nell’Età del Bronzo e del Ferro.
La terza è la Sala Archeologia Classica, con pochi pezzi di epoca greca e, invece, grande varietà di oggetti di epoca romana, in particolare del I d.C., dalle ville imperiali: vasi ceramici di fattura locale o d’importazione, manufatti di vetro e di metallo, comprese numerose lucerne.
Il percorso espositivo si conclude con la Sala Biologia, dedicata alla fauna e alla flora capresi. Fu Ignazio Cerio e sperimentare un sistema di dragaggio del fondale marino che consentì di acquisire molto materiale organico da studiare. Grande evidenza è data agli esemplari in provetta della rara Lucertola azzurra, endemica dell’isola, mentre un erbario raccoglie le 500 specie di piante che crescono sull’isola.
Nel 1960 fu creata anche una biblioteca con documenti, carte geografiche, fotografie e una importante sezione manoscritti.
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