Sono le acque sorgive del Monte Purolo a generarlo, in un paesaggio di selvaggia bellezza.

Non è un gran fiume il Sammaro, né per lunghezza né per portata, tanto più che unisce il suo corso dapprima a quello del Ripiti, poi a quello del Fasanella, per confluire poi nel Calore salernitano. E forse anche la definizione di fiume gli sta un po’ larga. Ma sono sufficienti le sue sorgenti a fargli conquistare un posto tra i grandi (non solo in termini di dimensioni) fiumi del Cilento.

Da sole, le sorgenti, valgono un viaggio. Per la magnificenza dello spettacolo che la natura vi ha allestito, aprendo nella roccia calcarea, con la forza dell’acqua del fiume, delle scenografiche gole, incoronate da una vegetazione lussureggiante. Ė lì uno dei piccoli regni delle lontre nel Cilento. Unico segno nel verde di un’antica presenza umana sono i resti di un mulino, proprio all’ingresso della gola, che arriva a una lunghezza di ben 1600 metri.

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A pochi metri dalle sorgenti, di cui arriva distintamente il canto, ben mimetizzato tra la fitta vegetazione si trova un antro frequentato, quello sì, da uomini, in diverse epoche. Sono due gli accessi naturali che immettono nella prima grande sala di quella che è conosciuta come Grotta Grande di Sacco o, più familiarmente, Grotta di Jacopo. È effettivamente molto ampia, composta da due sale con vari canali interni e pareti rocciose tappezzate di stalattiti e stalagmiti. Vi si trovano ancora con facilità schegge di selce e frammenti di vasi, segnali inconfondibili del suo uso come riparo accogliente per gruppi di pastori dell’Età del Bronzo. Ma anche come rifugio sicuro per i briganti, che vi si stanziarono subito dopo l’Unità d’Italia, tra il 1861 e il 1868. A loro è legata la leggenda più famosa sulla grotta, secondo la quale un gruppo di briganti vi avrebbe nascosto un tesoro prima di fuggire in Francia. Pare, poi, che negli anni Sessanta del secolo scorso alcuni turisti francesi si siano fermati per un periodo nei dintorno della grotta, dove avrebbero lasciato segni di scavi…

Un’altra leggenda racconta della presenza nella grotta di un percorso segreto tra gli Alburni e il Vallo di Diano. Probabilmente, una narrazione legata alla vicinanza della “trazzera degli stranieri”, che nell’antichità svolgeva proprio quella funzione.

Per ammirare in tutta la sua meraviglia la valle del Sammaro, con la visione degli Alburni, è perfetta la posizione del ponte sul fiume, con i suoi 150 metri tra i più alti ponti ad arcata unica in Europa, che unisce i territori di Sacco Roscigno.

 

Ph: Trek_Campania

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