Un piccolo territorio per una grande marineria.

unescoCapace di farsi onore in ogni epoca, su tutte le rotte del Mediterraneo. Perciò quella conca naturale abbracciata dalle ripide rocce, tra il fiordo di Furore e Amalfi, fu scelta come base navale della Repubblica e arrivò a contare ventisette grandi galeoni.

 

Perfino il nome, Conca dei Marini, nasce, oltre che dalla conformazione fisica del luogo, dal profondo, consolidato legame con il mare della sua gente. Iniziato dalla fondazione dell’antica Cossa, forse ad opera dei Tirreni, e poi confermato dalla partecipazione alla seconda guerra punica contro i Cartaginesi e alla guerra sociale, quella volta contro Roma. E poi il periodo di massimo splendore dei commerci con l’avvento della Repubblica marinara e fino al suo declino, da cui Conca si risollevò sotto gli Angioini, ricostruendo una fitta rete di relazioni commerciali che le garantirono benessere per diversi secoli. conca dei mariniFulcro di tutte le attività era il porto, dove c’era gran movimento di navi e di merci, compresi i prodotti del territorio: il legname di Agerola, la frutta delle floride coltivazioni sulle alture sovrastanti la baia e le calze di seta in cui si erano specializzate le donne di Conca. E lì vicino dal 1700 era impiantata anche la tonnara, l’unica della Costiera, rimasta in funzione fino alla metà del Novecento.  Tutto concentrato dove ancora oggi ci sono l’approdo e la spiaggia più importante e frequentata, Marina di Conca, molto amata dal jet set internazionale fin dagli anni ‘60Sul lido si apre l’antico borgo dei pescatori, con le case sopra i depositi degli attrezzi, situati al piano basso per proteggere le abitazioni del contatto con il mare. Lì sorge la cappella di Santa Maria della Neve, punto di riferimento della gente di mare. Di particolare interesse, sopra l’altare, un bassorilievo della Madonna con Bambino, portato dai marinai di Conca da Costantinopoli.

Dall’alto, altre case occhieggiano con i loro muri bianchi, di calce, tra le rupi punteggiate di limoneti e orti rigogliosi. E a collegarle tra loro e con il paese a livello del mare le scale, immancabili in ogni angolo della Costiera. 

Ancorché piccolo, il territorio di Conca ospita numerose chiese, ognuna con le sue peculiarità e con affacci su panorami di straordinaria bellezza. Come il belvedere sul mare di Punta Vreca, a forma di nave, che si offre ai visitatori della chiesa di San Pancrazio, a tre navate e tre absidi, con varie cappelle, antico centro di devozione alla Madonna del Carmelo. Quando nel giugno 1543 i turchi sbarcarono in forze a Conca, mettendo a ferro e fuoco il paese, profanarono anche la chiesa di San Pancrazio, che rimase chiusa al culto per lungo tempo. La leggenda indica in un uliveto lì vicino il luogo in cui si riunivano le streghe, in dialetto janare. Nota come chiesa di Sant’Antonio da Padova, patrono di Conca, ma intitolata a San Giovanni Battista, la chiesa parrocchiale del rione Penne è posta su una rupe che domina l’intera baia. L’edificio presenta una ariosa facciata barocca, su cui spicca l’immagine del patrono, e un campanile sormontato da una cuspide di maiolica policroma. Nello stesso rione, immersa tra il verde di uliveti e limoneti, è la chiesa di San Michele Arcangelo, preesistente al XIII secolo e composta da un’aula chiusa da un’abside piatta. Di fattura settecentesca sono il pavimento, il coro ligneo, l’altare, le decorazioni marmoree e i pregevoli dipinti di scuola napoletana che adornano le quattro cappelle. Il campanile culmina in una cella cilindrica con sei monofore. Nella stessa zona si trova anche la cappella di San Cristoforo, del 1300, con un antico affresco sopra l’altare maggiore. In una posizione panoramica si fa notare il complesso monumentale formato dalla chiesa di Santa Maria di Grado, dove è custodita la reliquia del capo di San Barnaba e, sul lato destro, il Conservatorio di Santa Rosa da Lima del 1681, che ospitava fino ai primi del ‘900 un monastero di religiose domenicane. In piazza Olmo, la principale piazza di Conca abbellita da olmi, la cappella dell’Immacolata risale al XVII secolo. Di spiccato gusto spagnolo, è formata da un’aula coperta da una volta a botte con lunette decorata con quadri di stucco, mentre l’abside mostra medaglioni raffiguranti Sant’Antonio e San Domenico.

Tra i luoghi più suggestivi, Capo di Conca è un piccolo promontorio coperto da una ricca vegetazione a picco sul mare e dominato dalla Torre Saracena o Torre Bianca, edificata nel ‘500 a protezione della costa dagli attacchi saraceni per ordine del vicerè don Pedro de Toledo. A pianta quadrata, restaurata di recente, è di proprietà del Comune, che l’ha destinata a sede museale. Ci si arriva percorrendo un piacevole sentiero molto panoramico.

Ph: Maria De Santis

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