In alto, nell’entroterra, su uno sperone di roccia incuneato tra la vallata formata dal torrente Dragone e quella figlia del torrente Reginna. 

unescoRispetto alle altre perle della Costiera, Ravello gode di una importante posizione strategica, che se un tempo era funzionale alla difesa del territorio della Repubblica Amalfitana, alle spalle dei suoi centri marittimi, oggi è preziosa per la speciale prospettiva che offre sulla costa delle Sirene e sul golfo di Salerno. Infatti, sebbene vi sia direttamente collegata solo con le due frazioni di Cosma Castiglione, Ravello si nutre ovunque della bellezza del mare, presenza costante nei meravigliosi panorami che hanno ispirato scrittori, artisti e musicisti di ogni tempo. Da Boccaccio, che scelse come protagonista di una delle più belle novelle del Decameron il mercante ravellese Landolfo Rufolo, William Turner, che nel 1819 fissò gli scorci più pittoreschi nei suoi schizzi, fino a conquistare Richard Wagner, che vi trovò il Giardino incantato di Klingsor del suo Parsifal. 

Fu proprio la posizione della rupe, che garantiva una protezione naturale rispetto alle zone costiere più esposte ad attiravi, nel V secolo d.C., i primi abitanti. Anche se la leggenda attribuisce la fondazione di Ravello ad amalfitani costretti a lasciare la loro città dalle contrapposizioni in seno ai gruppi di potere del tempo. Di certo, le vicende storiche di Ravello furono segnate per secoli dal rapporto con la vicina Amalfi. Dapprima, come parte integrante del territorio della Repubblica e del Ducato, di cui Ravello rappresentava uno dei fondamentali baluardi difensivi e da cui traeva la sua ricchezza legata agli intensi commerci con Bisanzio e con gli altri Paesi del Mediterraneo e, in seguito, nel periodo della dipendenza di Amalfi dai Normanni, sfruttando l’interesse di questi ultimi a favorire la nobiltà ravellese per bilanciare il potere e la ricchezza di quella amalfitana. Subita, come le altre comunità della Costiera, la devastazione compiuta dai Pisani nel 1137, sotto gli Svevi le famiglie di Ravello tornarono ad essere ricche e influenti presso la corte di Federico II e dei suoi successori. Fu l’ultima fase di forte crescita demografica della città, poi, sotto gli Angioini, la ventennale Guerra dei Vespri con gli Aragonesi colpì a morte l’economia della Costiera. Cominciò nel XIV secolo l’esodo delle famiglie nobili a Napoli, dove ottennero ruoli di primo piano, e lo spopolamento progressivo seguì nei secoli successivi, insieme ad un inarrestabile declino economico. Fu la scoperta della sua bellezza, all’epoca del Grand Tour, a donare a Ravello una nuova identità come destinazione prediletta di uomini di cultura delle più diverse provenienze.

IL DUOMO E LE CHIESE

Simbolo della potenza e della ricchezza dei ravellesi nel Medio Evo sono le numerose chiese. Ravello arrivò a contarne ben cento. Tra quelle che sono giunte fino a noi, spicca, nel centro cittadino, il Duomo di Santa Maria Assunta e di San Pantaleone, dove è custodita dal 1112  un’ampolla del sangue del Santo, che ogni anno rinnova il miracolo della liquefazione. Costruito nel 1086-1087 secondo il modello dell’Abbazia di Montecassino, è una delle cattedrali più antiche d’Italia. L’imponente portale centrale, con formelle di bronzo di ispirazione arabo-bizantina, fu realizzato nel 1179 da Barisano da Trani. Sottoposto a varie modifiche, soprattutto in età barocca, il Duomo conserva il campanile del XIII secolo a due piani con bifore e archi intrecciati. All’interno, l’aula a tre navate ospita uno di fronte all’altro due preziosissimi amboni con magnifici intarsi marmorei: l’Ambone del Vangelo, opera di Nicola di Bartolomeo da Foggiadel 1272 e un altro con la storia del profeta Giona, di origine bizantina. Nella cripta è collocato il Museo dell’Opera con urne cinerarie romane, reliquiari paleocristiani e singoli pezzi provenienti dalle opere del Duomo soprastante, come il busto di Sigilgaida Rufolo di Nicola di Bartolomeo da Foggia, parti del bestiario medievale dell’antico ciborio della cattedrale di Matteo da Narni e Il falconiere, scultura che risale al regno di Federico II. Dalla navata sinistra del Duomo si accede alla Pinacoteca d’arte medievale e moderna con i dipinti del Duomo e di altre chiese tra il XIV e il XIX secolo: tra cui il polittico di Giovanni Filippo Criscuolo, opere di Giovanni Angelo e di Giovanni Antonio D’Amato

Vicino al Duomo, ancora più antica perché precedente al 1039, è la chiesa di Sant’Angelo dell’Ospedale, ricavata all’interno di una cavità naturale. Dietro la facciata a capanna incorniciata da due colonne, si aprono due ambienti separati da un altare. La parte più interna e più antica è chiusa da un’abside le cui pareti si saldano con la roccia. Sull’altare un affresco raffigura la Madonna con Bambino. Particolare anche il  campanile a quattro piani, alcuni dei quali appoggiati alla roccia. Nei pressi del  Duomo c’è anche la chiesa di Santa Maria delle Grazie dell’XI secolo, romanica a pianta quadrangolare, conserva parti affrescate e un simulacro della madonna delle Grazie. Coeva è la Chiesa di Santa Maria a Gradillo, a croce latina e tre navate, sulla campata centrale del transetto s’innalza la cupola. L’altare è formato dalla lastra di un sarcofago. Di particolare pregio un mosaico antico con l’albero della vita. Il campanile a tre piani termina con cella circolare e cupola motivi decorativi bicromi di tufo. La Chiesa di San Giovanni del Toro fu consacrata nel 1276 dal vescovo Pietro di Durazzo. Vi si riuniva la nobiltà nel Medio Evo. In stile romanico con facciata a capanna, presenta tre navate absidate. Molto antico è l’ambone con decorazione musiva. Accanto all’ingresso della sacrestia si trova un affresco del  Cristo risorto tra due Marie della fine del ‘500 di Roberto d’Odorisio, mentre nella cappella Coppola vi sono resti di affreschi di scuola giottesca. Nella cripta, c’è un ciclo pittorico del XIV secolo con il Cristo pantocrator al centro e figure di Santi e angeli. Il campanile a pianta quadrata è a due piani con bifore decorate. 

Secondo la tradizione, sarebbe stato proprio San Francesco d’Assisi a fondare il monastero con l’annessa chiesa a lui dedicata nel 1222, mentre si recava ad Amalfi. In origine la chiesa era in stile gotico a tre navate con otto cappelle, ne sono rimasti il transetto e l’abside.. Nell’annesso convento si trovano le spoglie del Beato Bonaventura da Potenza. Costruita sulle pendici della rupe che digradano verso il mare, la chiesa di San Pietro alla Costa è la più antica di Ravello, del X secolo. Romanica, l’ingresso presenta un portico sostenuto da colonne con capitelli romani. L’interno è a tre navate divise da colonnati di granito. Una strada del 1305 la collega all’antica chiesa dell’Annunziata del 1281, che con le sue cupolette è diventata uno dei simboli della città. Per secoli, tra alterne vicende, fu di patronato per concessione reale della famiglia Fusco, di cui reca lo stemma sopra l’ingresso. La chiesa antica è collegata ad un oratorio, la “chiesa nuova”, preceduti da un portico che appare come una galleria nella roccia. A pianta basilicale a tre navate, la particolarità sta nella cupola, che s’innalza dalla navata centrale. Era ricca di opere d’arte poi trasferite altrove, attualmente è adibita a spazio espositivo e congressuale.

I PALAZZI, LE VILLE

Ognuna delle famiglie influenti della città ne aveva uno, situato nel rione nobiliare del Toro. Così la successione dei palazzi fondaco lungo l’asse che da nord a sud congiunge piazza Fontana, dov’è la Fontana Moresca, a piazza Duomo è una perfetta sintesi della storia mercantile della Ravello medievale. In gran parte, a cominciare dal più antico, il Palazzo Rogadeo in piazza Fontana, sono diventati alberghi fin dall’Ottocento.

Ultimo della serie, in piazza Duomo, è il palazzo meglio conosciuto come Villa Rufolo, residenza della famiglia più ricca e potente di Ravello, citato anche da Boccaccio (che probabilmente vi fu ospite) nella seconda novella della quarta giornata del Decameron. I contatti commerciali della famiglia con l’Oriente si ritrovano negli elementi arabi e bizantini che caratterizzarono la fabbrica duecentesca, commissionata da Nicola Rufolo, con un ruolo di primo piano alla corte sveva di Manfredi. La villa passò in seguito ad altri proprietari e nel tempo andò incontro a una progressiva decadenza. Fin quando a metà ‘800 fu acquistata dal lord scozzese Francis Neville Reid, che ne avviò il totale restauro, donandole l’aspetto attuale. Mantiene la sua impronta medievale la torre d’ingresso con le quattro statue della Carità e dell’Ospitalità. All’interno c’è un’altra torre, la Maggiore, alta trenta metri, che domina i magnifici giardini terrazzati affacciati sul panorama della Costiera e del golfo. La villa è stata completamente restaurata e le sale sono da tempo destinate a mostre e attività culturali. Ma la vocazione moderna dell’intero complesso è legata alla visita che vi compì Richard Wagner nel 1880, rimanendone fortemente colpito e ispirato, tanto da immaginarvi ambientato il Giardino Klingsor del secondo atto del Parsifal. Così nel 1953 Villa Rufolo divenne sede dei Concerti Wagneriani che fecero di Ravello “la città della musica”. Divenuta la villa bene pubblico e affidata la sua gestione alla Fondazione Ravello, dal 2003 è nato il Ravello Festival.

E’ in piazza Duomo anche il Camo, il Museo del Corallo, che propone una preziosa collezione di pezzi unici di varie epoche e di straordinaria fattura, come una tabacchiera del  ‘700 incrostata di cammei. E’ aperto tutti i giorni dal lunedì al giovedì.

Cimbronium era l’antico nome del promontorio con vista mozzafiato sul golfo di Salerno su cui sorge la splendida Villa Cimbrone, un altro dei gioielli di Ravello. Edificata nell’XI secolo, la villa fu proprietà nel tempo di alcune delle famiglie più in vista della città. Ma era ridotta piuttosto male quando, nel 1904 fu acquistata Ernest William Beckett, un banchiere inglese che provvide al rifacimento dell’intero complesso, compreso il magnifico giardino, arricchito da piante rare, statue, fontane, grotte ed elementi architettonici gotici e neoclassici. Grande cura fu dedicata anche al restyling del parco, che rappresenta una felice armonizzazione del giardino classico all’italiana con le caratteristiche di naturalità del giardino all’inglese. Trasformata la villa in hotel a 5 stelle, il parco è aperto al pubblico e può essere visitato tutto l’anno. E si può ammirare lo spettacolare panorama fino alla costa cilentana offerto dalla Terrazza sull’infinito a cui conducono tutti i viali interni della villa.

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