Folti boschi fasciano i fianchi dei monti che s’innalzano tutt’intorno. Ben più alti del borgo di Foiano adagiato nella valle solcata dal fiume Fortore che le dà il nome.
Un luogo da sempre di confine e di passaggio, per gli uomini e per le greggi, tra la Campania, il Molise e la Puglia, ai quali il paese è stato amministrativamente legato in diversi periodi della sua storia: dapprima collocato nella provincia di Foggia fino al 1811, poi nel territorio di Campobasso fino all’Unità d’Italia, dopo la quale divenne parte della neonata provincia di Benevento.
Proprio la particolare posizione geografica già nell’antichità aveva attirato Greci, Etruschi, Sanniti e Romani. È al tempo di questi ultimi che risale il toponimo Fuganum, il più remoto, collegato a posteriori ad un praedium Fuganum di cui restano ruderi sparsi in varie frazioni, fuori dall’insediamento principale. E poi fu la volta di Goti, Bizantini e Longobardi, confermando così la posizione e funzione di crocevia di popoli e culture di quella terra. Che in seguito, sotto i Normanni, divenne feudo dei nobili Drago.
Wald nella lingua germanica dei Longobardi, italianizzato in gualdo, indicava un’area boschiva. Come quella sul monte San Marco, dove con il placet di papa Adriano IV e per volontà dell’eremita Giovanni che ne fu il primo priore era sorta nel 1156 una grande abbazia benedettina, edificata sui resti di un tempio romano dedicato a Polluce. L’abbazia era intitolata a Santa Maria di Gualdo di Mazzocca, essendo quest’ultimo l’allora proprietario del terreno vicino, di cui ben presto fece dono al monastero. Successivamente, con l’avvento degli Angioini sul trono di Napoli, la sempre più potente abbazia estese il suo dominio sul borgo poco distante e sull’intero suo territorio.
Il ritorno ad un controllo “laico” di Foiano avvenne con i nobili De Capitanei di Novara, ma non durò a lungo, prima che il paese con il circondario finisse tra i possedimenti della vicina Badia di San Bartolomeo in Galdo, da cui ebbe inizio la dipendenza economica e amministrativa da una successione di cardinali. I primi nobili a tornare feudatari di Foiano furono i Guevara di Bovino, potente famiglia legata agli Aragonesi. A loro seguirono nei secoli i Carafa, i Gonzaga, gli Spinelli di Buonalbergo e i Caracciolo. Fino al ripristino del dominio ecclesiastico sotto i Gesuiti di Benevento tra il 1607 e il 1773. Seguì il passaggio alla Capitanata di Puglia fino al 1811, poi l’accorpamento a Campobasso e, infine, l’assegnazione nel 1861 alla provincia di Benevento appena istituita con l’unificazione d’Italia. L’assetto amministrativo ancora attuale.
Intanto, grandi erano stati i cambiamenti nella zona di Mazzocca. Dapprima un terremoto, nel 1456, aveva provocato danni ingentissimi al monastero, la cui completa distruzione era poi arrivata da un incendio nel 1630. Ma quel luogo doveva rimanere legato per sempre alla fede dei foianesi, anche per il profondo legame che aveva con la figura del loro Patrono, San Giovanni Eremita, che lì aveva trascorso l’ultima parte della sua vita fino alla morte nel 1170.
Così, lì dove era stato il monastero, fu costruita una cappella, che venne consacrata il 12 luglio 1716 dal cardiale di Benevento Orsini, futuro papa, e intitolata alla Madonna e al Santo Eremita. Da allora ogni anno il 24 giugno, giorno della festa patronale, tutta Foiano si reca alla Cappella, distante pochi chilometri dal borgo, per rendere omaggio al santo concittadino, considerato un punto di riferimento della popolazione del Fortore che tanto beneficiò durante la sua vita. L’edificio dalla facciata neoclassica, in pietra, su cui spiccano due colonne antiche di reimpiego, è stato interamente ricostruito dopo la demolizione del 1980. Dal 2014 è diventato santuario diocesano. Proprio a Mazzocca nel 1998 è stato posto anche un monumento a San Giovanni Eremita, opera dell’architetto Castellucci e dello scultore Fagioli.
La chiesa madre di Foiano, tuttavia, si trova proprio nel centro del borgo antico, in piazza San Giovanni, ed è intitolata alla Madonna del Rosario. Di costruzione cinquecentesca, con una facciata dalle volute neoclassiche, è a tre navate e custodisce diverse opere d’arte. È anche da visitare la chiesa della Madonna della Libera. Simbolo di Foiano, nella parte alta del borgo, in una caratteristica piazza lastricata in pietra, si erge la torre campanaria un tempo annessa alla chiesa di San Pietro di cui resta l’ultima, pittoresca testimonianza.
La zona di San Giovanni è nota e meta di passeggiate anche per la presenza proprio dietro la Cappella, dov’era un tempo parte del monastero, di un delizioso, piccolo lago artificiale, attrezzato per lo svolgimento di varie attività sportive. Di grande valore naturalistico, tutelato come Sito di Interesse Comunitario è poi il bosco, il “gualdo” di Foiano, tra i più estesi dell’intera valle del Fortore.
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