Lungo via Duomo, sorge la chiesa di San Giorgio Maggiore, che è a tutti gli effetti una delle più importanti testimonianze delle diverse stratificazioni di epoche a Napoli.

La storia di questo edificio religioso affonda le proprie radici tra il IV e il V secolo, quando fu fortemente voluto dal vescovo di Napoli Severo. Per tale motivo la chiesa venne chiamata “la Severiana”, anche se tra il IX e il X secolo per volere del popolo fu intitolata a San Giorgio, soldato e martire cristiano. Nel 1640 l’edificio fu colpito da un grande incendio che lo distrusse quasi completamente. I Padri Pii Opera, insediatisi nel 1618, affidarono il progetto di ricostruzione a Cosimo Fanzago ed elevarono la chiesa al grado di parrocchia. Fanzago, grande architetto e scultore del Seicento, inglobò la struttura medievale in quella barocca e, soprattutto, invertì gli estremi della chiesa, spostando l’ingresso a Nord, dove oggi si entra, e il nuovo altare a Sud. Della struttura paleocristiana è rimasta l’antica abside corrispondente all’entrata attuale. I lavori proseguirono con lentezza tant’è che a Fanzago subentrò Arcangelo Guglielmelli, che portò avanti il progetto del suo predecessore.

La facciata della chiesa è frutto dei lavori ottocenteschi ed è molto austera dal punto di vista decorativo. L’interno, invece, è molto complesso da decifrare per la presenza di varie epoche storiche che ben si mescolano, dando vita a un qualcosa di ibrido. Appena entrati, il visitatore si trova in quello che anticamente era l’abside della basilica paleocristiana. Questa struttura è caratterizzata da un’arcuata, con tre archi che poggiano su due colonne con capitelli di ordine corinzio. L’interno ha solo due navate di cui quella centrale presenta ben tre campate con altrettante cupole.

L’altare maggiore, situato nella nuova abside, custodisce le reliquie di San Severo. Realizzato nel 1786, è opera dell’architetto Camillo Lionti, anche se a catturare l’attenzione dell’osservatore sono le due statue ai lati, ovvero l’Allegoria della Chiesa e l’Allegoria dell’Orazione, realizzate da Angelo Viva, allievo di Giuseppe Sanmartino. Queste opere sono caratterizzate da un grande virtuosismo, soprattutto la prima con la figura femminile il cui volto è coperto da un panno con un effetto bagnato. I panneggi e le forme del corpo sembrano richiamare quelle del celeberrimo Cristo Velato della Cappella Sansevero.

Rimanendo nella zona absidale è possibile ammirare due opere di Alessio D’Elia, seguace di Francesco Solimena. Si tratta di San Severo che resuscita un morto (a destra) e San Giorgio che uccide il drago (a sinistra), la cui tela nasconde attraverso un telaio spostabile un precedente affresco databile agli anni Quaranta del Seicento di Aniello Falcone, raffigurante lo stesso soggetto. L’opera in questione è stata riportata alla luce solo di recente durante una campagna di restauri e, grazie alla tela che la sovrasta, è in uno stato di conservazione molto buono, avendo mantenuto i suoi colori inalterati. Il visitatore sicuramente resterà piacevolmente colpito da questa piccola sorpresa.IMG 4563

Interessante dal punto di vista artistico è la terza cappella di sinistra in cui è possibile osservare un trittico ad affresco di un giovanissimo Solimena con I santi Nicola ed Antonio ai lati, mentre al centro troviamo una scena di angeli che sorreggono idealmente un Crocifisso ligneo della prima metà del Settecento, attribuito allo scultore Nicola Fumo. Negli affreschi è possibile riscontrare ancora un retaggio giordanesco, soprattutto nel chiaroscuro, nei panneggi e nelle movenze dei personaggi. Per quanto riguarda i colori, il giovane Solimena sembra rifarsi alle cromie sgargianti e sfuggenti di Mattia Preti.

Una delle attrazioni più importanti della chiesa di San Giorgio Maggiore è la cattedra di San Severo addossata al terzo pilastro di destra. Una volta era situata nella zona absidale dell’antico edificio paleocristiano e si pensava che fosse quella effettivamente utilizzata dal vescovo napoletano. Tuttavia, diversi studi hanno dimostrato che l’opera in questione venne realizzata solo in epoca medievale con materiali di spoglio.




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