Parte integrante del Parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano a cui sono stati aggiunti in seguito, gli Alburni sono un massiccio montuoso tra la valle del Sele e la valle del Tanagro.
Si estendono per 23 chilometri di lunghezza e 10 di larghezza e, per la loro natura carsica, hanno caratteristiche fisiche simili a quelle delle Alpi, a cui sono stati più volte accostati, tanto da essere identificati come Alpi del Sud. E proprio dal carsismo derivano le grotte, doline, inghiottitoi che ne sono elementi caratteristici e la ricchezza di torrenti, pozze e cascatelle.
Tutta la catena montuosa prende il nome dalla sua cima più alta, 1742 metri, il monte Alburno, da “albus” per il colore chiaro della cresta, noto anche come Panormo, per l’ampio panorama che offre o perché, forse, dalla sommità si arriva a vedere Palermo. Altre vette sono il Monte della Nuda (1704 mettri), le Palommelle (1687), il Colle Medoro 1482, la Spina dell’Ausino 1441, gli Scanni 1413, il Monte Pizzuto 1403, il Figliolo 1364, il Monte Timpone Petrosa 1139 e il Monte Forloso 1102.
Citata da Virgilio nelle Georgiche, la catena presenta una flora ricca e diversificata a seconda dell’altezza. Nella parte bassa, il clima è adatto alla macchia mediterranea, all’olivo e alla vite e poi a ontano, pioppo, acero, betulla, salice, orniello e roverella. Subentrano poi i boschi di latifoglie con prevalenza di castagno e ancora carpino nero, agrifoglio e tiglio, tasso, cerro, leccio, sorbo e frassino e poi, oltre i mille metri, l’abete bianco, il raro Crespino dell’Etna e soprattutto il faggio, insieme a tante specie di fiori di montagna.
Anche la fauna è molto varia. Sia quella montana che quella che vive nelle zone fluviali, con la presenza di numerose specie rare.
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