Fino al 1854 il porto di Ischia era un lago di origine vulcanica, che solo una stretta striscia di sabbia separava dal mare. Al suo interno s’innalzava un isolotto abitato. Che nel 140 d.C. fu oggetto di una lettera inviata dal giovare Marco Aurelio, futuro imperatore, al suo maestro di retorica, Frontone.
Ferdinando IV, che s’invaghì del luogo e del lago ritornandovi spesso, fino ad includere la proprietà tra le residenze reali. E nel lago, ritratto dall’artista di corte Philip Hackert, esercitava i suoi passatempi preferiti, la pesca e la caccia alle folaghe. Fu poi il re Ferdinando II, che decise di trasformarlo in porto, inaugurandolo il 17 settembre 1854 con una festa a cui parteciparono centinaia di imbarcazioni. E ogni anno, in quella data, si svolge la rievocazione storica dell’evento che ha cambiato la vita degli ischitani e impresso un grande sviluppo all’economia dell’isola.
Il nobile allievo chiese al grande oratore come quella particolarità dell’isola di Aenaria (il nome di Ischia in epoca romana) potesse essergli utile nei suoi esercizi di retorica. "Come l'isola grande ripara l'isolotto dalle tempeste marine, così l'imperatore padre tiene lontano dal principe ereditario le preoccupazioni del governo", rispose Frontone. Fu quella la prima descrizione del lago di Aenaria e dell’isola nell’isola. In quella piccola fu eretta nel Medio Evo una chiesetta dedicata a San Nicola, attiva per qualche secolo. Ne restavano solo dei ruderi quando il medico di re Carlo di Borbone, l’ischitano Francesco Buonocore, nella prima metà del ‘700 costruì sulla collina affacciata sul lago la sua residenza estiva. Lì ospitava le personalità più in vista del regno, ambasciatori e viaggiatori stranieri, che usufruivano delle sorgenti termali presenti nel grande parco intorno al palazzo. Dove, alla fine di quel secolo, giunse il reCopyright video, foto e testi © 2020
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