Di tutti gli eremiti che nei secoli si sono ritirati sull’Epomeo, la storia di Giuseppe d’Arguth o Nargouth è sicuramente particolare. E cominciò sul Castello, di cui il fiammingo fu governatore e capitano comandante della guarnigione fino al 1754, quando decise di lasciare i prestigiosi incarichi per cambiare vita e diventare anacoreta sulla vetta di pietra verde che domina l’isola.
A portarlo fin lassù la prima volta era stato l’inseguimento di due suoi soldati che avevano disertato, andandosi a nascondere tra i boschi del monte. Li trovò in un luogo molto isolato, ma, mentre stava per catturarli, il cavallo inciampò facendolo cadere al suolo. I disertori stavano per sparargli quando il capitano invocò San Nicola, a cui era dedicata la chiesetta sulla cima, facendo voto di dedicargli la sua vita, se l’avesse salvato. Gli spari colpirono solo il cappello e il mantello, d’Argouth non riportò alcuna ferita. E subito decise di rispettare il voto, ritirandosi sull’Epomeo dove, con altri dodici compagni fondò un eremitaggio. Furono loro a scavare le celle nella pietra, a ingrandire la chiesa abbellendola in ogni modo. Morì in odor di santità, ricordato dagli isolani per generazioni.
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