Assetato di sapere, Gaio Plinio Secondo, più noto come Plinio il Vecchio, fin da piccolo si era interessato a studiare e ad approfondire le più diverse discipline con la passione e la curiosità del ricercatore. E ad accrescere e rafforzare il suo patrimonio di conoscenze contribuirono non poco le spedizioni militari a cui partecipò in varie zone dell’impero sotto Vespasiano, di cui era amico, e i numerosi viaggi, che lo portarono fino in Africa.
Dovunque andasse, Plinio raccoglieva informazioni e nozioni, soprattutto di carattere scientifico, ma non solo. Autore di numerose opere biografiche, storiche e linguistiche andate perdute, Plinio è conosciuto per la Naturalis Historia, un’opera enciclopedica in 37 volumi, pubblicata nel 77 d.C. e giunta fino a noi, che offre un quadro ampio e aggiornato delle conoscenze scientifiche nell’antica Roma.
Il nome di Plinio è legato all’eruzione del Vesuvio del 79 d.C., di cui fu testimone e che, prima di perdere la vita a Stabia per le esalazioni vulcaniche, descrisse in una celebre lettera al nipote Plinio il Giovane. Al momento del risveglio del Vesuvio, Plinio il Vecchio si trovava dall’altra parte del golfo di Napoli, a Miseno, dove ricopriva l’incarico di praefectus classis Misenensis, ovvero comandante della flotta imperiale.
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