L’Eroe dei Due Mondi era nato a Nizza, già francese, da una famiglia italiana il 4 luglio 1807. Imbarcatosi dapprima come mozzo, con gli anni riuscì a comandare una nave sua e nel 1833 si iscrisse alla “Giovine Italia” di Giuseppe Mazzini. Nel 1834 partecipò a una prima rivolta in Savoia, che fallì, obbligandolo a fuggire, mentre era già stata dichiarata la sua condanna a morte.
Nel 1835 si imbarcò su una nave diretta a Rio de Janeiro. In Sud America prese parte alla guerra per la liberazione del Rio Grande do Sul. Nel 1842 a Montevideo sposò Anita Ribera, con cui condivideva ideali e battaglie. Tornò in Italia nel 1848, sbarcando a Nizza. Fece la sua parte nella prima guerra d’indipendenza conquistando Varese e riportando altri successi. In ottobre, mentre scendeva verso la Sicilia, si fermò a Roma, per sostenere la neonata Repubblica romana. Caduta la Repubblica, spostandosi verso nord, perse la moglie Anita. Raggiunto il Piemonte, dal quale fu espulso nel 1849, iniziò un nuovo esilio prima a Tangeri, poi a New York, prima di riprendere a navigare in giro per il mondo. Tornò in Europa nel 1854, conobbe Cavour e aderì alla Società Nazionale. Guidò azioni militari durante la seconda guerra d’indipendenza e incontrò Vittorio Emanuele II. A pace fatta, i rapporti con il regno piemontese si raffreddò e si ritirò a Caprera. Quando arrivò notizia di una rivolta a Palermo, organizzò la spedizione dei Mille, partendo da Quarto di notte tra il 5 e il 6 maggio 1860 e sbarcando a Marsala l’11 maggio. Conquistata la Sicilia, passò lo Stretto e risalì la Penisola attraversando la Calabria e raggiungendo Napoli, che occupò, il 7 settembre. Sua la vittoria nella decisiva battaglia del Volturno contro l’esercito borbonico l’1 e il 2 ottobre 1860, preludio dello storico incontro a Teano del 26 ottobre con il re Vittorio Emanuele II, insieme al quale entrò a Napoli il 7 novembre. Il 9 novembre si ritirò di nuovo a Caprera. Nel 1862, di nuovo sbarcato in Sicilia con i suoi uomini e risalita la Calabria, sperando di ripetere l’avanzata nel sud stavolta per arrivare a Roma, ancora estranea all’unità d’Italia, fu fermato sull’Aspromonte il 29 agosto, ferito a una gamba e fatto prigioniero Ottenuta l’amnistia, nel marzo 1864 si spostò a Londra, dove contava molti simpatizzanti e fu accolto da eroe. In quello stesso anno, Casamicciola ospitò Giuseppe Garibaldi dal 19 giugno al 19 luglio. I primi cinque giorni alle Terme Manzi, successivamente presso l’attuale Villa Parodi-Delfino. All’arrivo, a bordo dello yacht “Undine” del duca di Sutherland, fu salutato da una gran folla plaudente e dalle note della Banda Musicale di Forio. Ad accoglierlo c’erano i sindaci di Casamicciola, di Ischia e di Forio, mentre le altre autorità istituzionali andarono a trovarlo nei giorni seguenti. Con il pretesto apparente dei bagni termali per curare la ferita d’Aspromonte, Garibaldi era andato ad Ischia per organizzare azioni diplomatiche e militari al fine del completamento dell’Unità d’Italia con Roma e Venezia.
Infatti uno degli incontri più importanti per la Storia d’Italia è certamente quello del 2 luglio 1864, presso Villa Zavota (ora Villa Parodi), quando Garibaldi convocò - oltre a Partiti, Movimenti e Associazioni favorevoli al completamento dell'Unità d'Italia – anche le diverse logge massoniche italiane con l’auspicio di vederle compatte in nome del comune obiettivo. Purtroppo l’incontro non portò ad una intesa delle logge e Garibaldi, nel giro di poco tempo, rassegnò le dimissioni dalle due logge di cui era membro. Altro incontro importante fu quello con il colonnello Salvatore Porcelli, inviato direttamente dal re, per portare l’appoggio di Vittorio Emanuele II alla causa a cui Garibaldi stava lavorando. In quell’occasione il Generale diede mandato a Porcelli per l’acquisto di una nave da impegnare in successive azioni militari. Il denaro necessario veniva dalla casa reale. Ma il progetto non andò in porto e Garibaldi lasciò l’isola con un nulla di fatto.
Nel 1866 partecipò con i suoi volontari alla terza guerra d’indipendenza che portò all’annessione del Veneto allo Stato sabaudo. Garibaldi volle proseguire verso Roma, ma fu fermato in Toscana e imbarcato in direzione di Caprera. Nel 1870 lasciò l’isola per andare a difendere Digione. Deputato in varie legislature al nuovo Parlamento italiano, si dedicò alla stesura di libri storici e romanzi. Morì a Caprera il 2 giugno 1882.
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