Il primo sovrano aragonese di Napoli, Alfonso di Trastàmara detto il Magnanimo, nacque a Medina del Campo il 24 febbraio 1396. Salito sul trono di Aragona alla morte del padre Ferdinando nel 1416, mentre i fratelli si occupavano di consolidare il controllo della dinastia in Castiglia, Alfonso si fece finanziare dalle Cortes le spedizioni per la conquista della Sardegna e per un tentativo non andato a buon fine di occupazione della Corsica.
Intanto a Napoli la regina Giovanna II era entrata in contrasto col papa Martino V, che aveva nominato re di Napoli al suo posto Luigi III d’Angiò. E la sovrana, che non aveva figli, pensò di nominare suo erede Alfonso, che ottenne l’appoggio del papa Benedetto XIII. Così Alfonso giunse a Napoli l’8 luglio 1421, accolto dalla regina come un figlio. Alfonso contrastò efficacemente gli angioini e stava per avere definitivamente la meglio quando, nel 1423, l’arresto dell’amante della regina Sergianni Caracciolo, spinse Giovanna II ad un repentino voltafaccia, che la portò a chiedere l’aiuto del suo nemico, il comandante delle truppe angioine Muzio Attendolo Sforza. Costui riuscì a sconfiggere vicino Castel Capuano Alfonso, che si rifugiò nel Maschio Angioino, dove organizzò la resistenza. Da parte sua, Giovanna si riavvicinò a Luigi d’Angiò e al papa, ripudiando Alfonso. Questi, lasciata Napoli, si spostò con l’esercito in Provenza, mentre i Genovesi occupavano Castellammare, Sorrento, Procida e Gaeta ponevano l’assedio alla capitale, che cadde nell’aprile del 1424. Fatto eleggere un papa aragonese, Clemente VIII, Alfonso tornò in Spagna. Nel 1429 iniziò una guerra per la Castiglia, che si concluse un anno dopo con l’estromissione di Alfonso e dei fratelli.
Nel 1433 Alfonso chiese e ottenne di essere di nuovo designato erede da Giovanna II, che però l’anno dopo indicò come erede Renato d’Angiò, che le successe alla sua morte nel 1435. Alfonso con i fratelli partì alla conquista del regno nel 1436 e riuscì a sottrarre progressivamente ampie parti del territorio al controllo angioino, fino a Napoli, che dopo mesi di assedio cadde il 2 giugno 1441. Vinte le ultime sacche di resistenza angioina, Alfonso dichiarò nel 1443 l’unione del Regno di Napoli e di Sicilia e il 2 febbraio 1443 fece un ingresso trionfale a Napoli. Sempre in quell’anno fu riconosciuto re di Napoli anche dal papa Eugenio IV.
Dal 1443 Alfonso si stabilì a Napoli, lasciando la cura del regno di Aragona alla moglie Maria di Castiglia, che non gli aveva dato figli. Ne aveva avuti tre da una delle sue amanti e designò il primogenito Ferdinando suo erede. Negli anni della maturità a Napoli fu sua amatissima compagna la giovane Lucrezia d’Alagno di Torre del Greco, con la quale trascorreva lunghi periodi nel Castello di Ischia, che proprio lui aveva dotato di nuove fortificazioni, di un ponte di collegamento con l’isola grande e di un maschio degno di essere residenza di un re. Quando le opere furono compiute, Alfonso donò il Castello a Lucrezia, che a sua volta lo trasferì al cognato, il quale difese strenuamente quel regalo alla morte di Alfonso, fin quando re Ferdinando non spezzò la sua resistenza. D’altra parte, Alfonso anche a Napoli aveva ricostruito il Maschio angioino, rinominato Castel Nuovo, che battaglie e assedi avevano praticamente distrutto. E aveva celebrato il suo trionfo nei bassorilievi dell’arco marmoreo eretto all’ingresso del maniero. Con Alfonso la città visse un periodo di grande ripresa economica, culturale e perfino demografica.
Negli anni seguenti, Alfonso conquistò la Sardegna e riprese la guerra in Castiglia. Nel 1447 fu designato erede dal duca di Milano Filippo Maria Visconti, ma alla sua morte non tenne a lungo il controllo del ducato a cui alla fine rinunciò. Dal 1454 riprese la guerra contro i Genovesi e quattro anni dopo cinse d’assedio Genova, che chiese la protezione del re di Francia e ottenne come governatore Giovanni d’Angiò, figlio di Renato. Durante una battuta di caccia in Puglia, Alfonso morì per un attacco di malaria il 27 giugno 1458. Dopo di lui i regni di Napoli e di Sicilia tornarono a staccarsi e sul trono della città di Partenope gli successe Ferdinando.
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