Passeggiando per Toledo…è il ritornello di una celebre canzone napoletana. Lungo l’affollata arteria partenopea tra rutilanti vetrine, palazzi storici e folla intenta allo shopping, ad attirare l’attenzione è la porta aperta di una chiesa in cui si intravedono delle impalcature di tubi Innocenti.
L’esperienza insegna che non c’è edificio sacro nel cuore di Napoli che non meriti di essere visitato e dunque, quando capita la fortuna tutt’altro che scontata di un ingresso aperto, non c’è che da precipitarsi a varcarlo, predisponendosi a scoprire e a godere quanto si troverà all’interno.

WhatsApp Image 2022 01 11 at 09.16.58 3Già il primo colpo d’occhio conferma che la curiosità è stata buona consigliera. La chiesa di San Nicola alla Carità a croce latina e a tre navate, barocca, mostra affreschi e dipinti anche di grandi dimensioni in gran parte restituiti all’originaria bellezza da recenti restauri, mentre per altri, compresa parte del soffitto, l’opera dei restauratori non si è ancora conclusa. Leggendo le informazioni sulla storia del tempio e sulle opere esposte diventa chiaro che si tratta di uno scrigno dell’arte del Sei-Settecento, riconosciuto periodo d’oro della pittura nella città di Partenope. E pensare che secondo la tradizione tutto avrebbe avuto origine da un sacco di stracci.

A fondarla fu la Congregazione dei Pardi Pii Operai, dediti alla cura dei poveri. Si racconta che un mendicante ospite della loro Casa di San Giorgio avesse lasciato loro in eredità un mucchio di stracci, esortandoli a farne buon uso dopo la sua morte. In quel misero lascito furono trovati seimila ducati con i quali sarebbe stato acquistato il terreno nella zona di Toledo. Decisivo per cominciare a costruire (e questa volta è la storia a confermarlo) fu nel 1646 un altro dono, sempre di seimila ducati, da parte del nobile Giovan Battista Burgo, che avrebbe voluto restare anonimo.

Sul terreno si trovava un’edicola dedicata a San Nicola. I lavori per la nuova chiesa iniziarono l’8 gennaio 1647 e procedettero con notevole lentezza per circa un decennio, fino al 1656, anno di una grave pestilenza che vide particolarmente impegnata la congregazione. Dopo la peste, il cantiere riprese slancio, anche grazie all’impegno di un gruppo di architetti. Tra loro, il grande Cosimo Fanzago, che portò a buon fine la costruzione nel 1682. La chiesa fu consacrata nel 1716 dal cardinale Antonio Pignatelli, ma l’inizio della facciata slittò ancora al 1723 su progetto di Francesco Solimena e venne ultimata postuma nel 1776.I due angeli che vi campeggiano sorreggendo uno scudo di bronzo con il busto di San Nicola sono di Paolo Persico.

Lo splendore della navata centrale è tutto merito di Francesco Solimena, autore degli affreschi con Episodi della vita di San Nicola di Bari come anche di quelli dedicati agli Apostoli e alle Virtù negli spicchi laterali. La mano del Solimena è stata anche artefice nel 1697 dei dipinti La predicazione di San Giovanni Battista La predicazione di San Paolo sui lunettoni tra il finestrone centrale della controfacciata. Questa è dominata dalla creazione di Paolo De MatteisSan Nicola che allontana i demoni dall’albero del 1712. Del De Matteis è anche la decorazione dei pennacchi della cupola con rappresentazioni degli Evangelisti.

modificamodifica 3Autore degli affreschi della cupola, raffiguranti nella scena centrale il Paradiso e otto Dottori della Chiesa tra le finestre, è Francesco De Mura, il primo tra gli allievi di Solimena. Sua anche La visitazione di Maria santissima a Santa Elisabetta sulla porta della sagrestia. Ancora del Solimena sono i dipinti nei transetti: a sinistra La Madonna con Bambino tra i Santi Pietro e Paolo e a destra San Francesco d’Assis, San Francesco di Sales e Sant’Antonio da Padova.

modifica 4Nella prima cappella di destra, intitolata alla Santissima Trinità, si trova la tomba di Carlo Carafa, fondatore dell’Ordine dei Pii Operai, di cui sono esposti il busto seicentesco e la maschera funeraria in cera. Con le tele di Giacinto DianoPartenza e Arrivo di Tobia. La seconda cappella prende il nome da un pregevole Crocifisso ligneo opera del grande scultore Nicola Fumo. La terza cappella, prima dedicata a San Michele e in seguito a San Liborio, ospita altre opere del De Mura, sull’altare e sulle pareti laterali San Michele Arcangelo e l’Arcangelo Raffaele.

A sinistra, la prima cappella è intitolata a San Giuseppe con dipinti di Paolo De Majo: Nozze della Vergine con San Giuseppe, San Carlo Borromeo Sant’Andrea da Avellino. L’arte di De Mura è ancora protagonista nella seconda cappella, la prima realizzata nella chiesa, dedicata a San Nicola. Sue sono tre tele raffiguranti i Miracoli di San Nicola. Nella terza cappella dell’Angelo Custode, si distingue la pala d’altare che le dà il nome e di Pietro Bardellino due dipinti di San Francesco di Paola e di Sant’Apollonia

La chiesa di San Nicola alla Carità vanta anche uno dei più importanti presepi monumentali della città, opera di Giuseppe Russo. Lo compongono sei scene raffiguranti la vita di Cristo e la vita quotidiana nella Napoli del Settecento. Figure vestite con tessuti antichi e pregiati e dettagli che ne indicano i vari mestieri. Un piccolo capolavoro esposto durante il periodo natalizio nel sotterraneo di una chiesa che vale sempre la pena fermarsi ad ammirare strada facendo, lungo via Toledo.