Quando prese il controllo della città, avendo costretto alla resa l’ultimo principe longobardo Gisulfo II, che gli era anche cognato, il normanno Roberto il Guiscardo volle dare il via alla costruzione di un nuovo palazzo del potere, alternativo a quello longobardo di San Pietro a Corte.
Il luogo prescelto fu anche stavolta in una zona centrale della città, l’Hortus Magnus, in un sito sopraelevato adiacente alle mura di difesa orientali. La costruzione iniziò nel 1076 e fu completata entro il 1080 e anche stavolta non rimase estranea all’impresa la seconda moglie di Roberto, Sichelgaita, longobarda, sorella dello spodestato Gisulfo, alleata e alter ego del marito, al fianco del quale, in seguito, avrebbe anche combattuto contro i Bizantini.
Anche la reggia normanna era grande e ricca, ma non ebbe una vita lunga come la precedente, giacchè già un paio di secoli dopo la realizzazione fu gravemente danneggiata dal terremoto del 1275. E poco tempo dopo, il suolo del castello in cui era stata prigioniera Costanza d’Altavilla fu donato da papa Alessandro IV ai monaci benedettini. Dunque, anche questa seconda reggia fu condannata a rimanere sconosciuta ai posteri. A farla identificare tra le strutture della costruzione posteriore in cui è stata inglobata e trasformata, sono degli inconfondibili motivi decorativi in tufo giallo e grigio che compaiono su delle torri in largo San Giovanni. Ma la reggia normanna copriva un’area corrispondente all’attuale Museo archeologico e arrivava fino al Duomo.
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