L’iniziatore della dinastia angioina, nemico giurato di Svevi e Aragonesi, nacque a Parigi il 21 marzo 1226 dal re di Francia Luigi VIII, che lo lasciò orfano a soli otto mesi, e da Bianca di Castiglia che lo crebbe. Destinato alla carriera ecclesiastica, la morte prematura di due fratelli lo indirizzò alla vita militare e alla conquista del potere.
Ai possedimenti di famiglia si aggiunse la contea di Provenza grazie al matrimonio con la giovanissima Beatrice di Provenza, che gli diede sette figli. Dal 1248 al 1251 partecipò alla settima crociata. Fu negli anni successivi che iniziò la sua ascesa al potere attraverso complesse alleanze che lo portarono a prendere il controllo della Vallonia, della contea di Arles e di gran parte del Piemonte. La contrapposizione con gli Svevi iniziò quando il papa francese Urbano IV, dopo aver scomunicato Manfredi di Sicilia che aspirava a regnare sull’intera Italia, offrì la corona di Sicilia a Carlo. Morto Urbano nel 1264, il successore Clemente IV portò a compimento l’operazione di estromissione di Manfredi a vantaggio di Carlo, che fu incoronato re di Sicilia a Roma il 6 gennaio 1266. Pochi giorni dopo, Carlo, alla testa del suo esercito, mosse contro il rivale a sud di Roma, sostenuto dai baroni della Terra di Lavoro, l’antica Campania felix. Lo scontro finale avvenne a Benevento, vicino al ponte sul Calore, il 26 febbraio 1266: Carlo, aiutato anche dai guelfi arrivati da Firenze, sconfisse Manfredi, che perse la vita. Il nuovo re di Sicilia, a capo dei guelfi che ormai avevano il controllo ovunque in Italia, impose un governo dispotico, che favoriva i banchieri fiorentini imponendo tasse e balzelli nei suoi territori, suscitando un forte malcontento. Questo portò la nobiltà a identificare nell’ultimo discendente degli Svevi, punto di riferimento dei ghibellini, il giovanissimo Corradino, che progettò la riconquista della Sicilia. Ma nulla andò secondo i piani e Corradino, sconfitto a Tagliacozzo e fatto prigioniero, fu trasferito a Napoli, dove venne giustiziato in piazza Mercato il 29 ottobre 1268.
Dopo la morte di Corradino, il sovrano angioino, padrone di tutto il sud, prese a governare con il pugno di ferro, collocando i suoi fedeli francesi in tutti i gangli del potere. E la capitale del regno fu trasferita da Palermo a Napoli. Negli anni seguenti, Carlo assunse il controllo della Toscana, del Piemonte e di Brescia. Nel 1270 partì per l’ottava crociata, tornando in Sicilia qualche mese dopo. Nel 1271 si autoproclamò re d’Albania e iniziò a cercare e consolidare alleanze nei Balcani. Intanto, in Sicilia cresceva il malcontento contro gli Angioini, che esplose il 30 marzo 1282 con i famosi Vespri siciliani.
Gli Angioini furono cacciati dall’isola, che si rivolse a Pietro III d’Aragona, marito di Costanza, figlia di Manfredi. A quel punto, il regno era diviso in due: da una parte la Sicilia, di cui Pietro si proclamò re, subito scomunicato da papa Martino V, e dall’altra il resto del sud, ancora sotto il dominio di Carlo d’Angiò. Fu l’inizio dell’annoso contrasto tra Angioini e Aragonesi per il controllo del regno di Napoli e Sicilia. Carlo tentò la riconquista dell’isola, Pietro dovette difendere finanche il suo dominio in Aragona, dopo che il papa francese lo aveva dichiarato decaduto. Si pensò anche ad un giudizio di Dio tra Carlo e Pietro, con un centinaio di campioni a rappresentare ciascuno schieramento, ma non ci si arrivò. Mentre Carlo cercava di sbarcare in Sicilia, la flotta aragonese giunse dinnanzi a Napoli. Il giovane figlio ed erede di Carlo I, Carlo lo Zoppo, invece di aspettare il padre, accettò la battaglia navale, ma ne uscì sconfitto e prigioniero. Dal canto suo, il padre, svanita l’invasione della Sicilia e posto l’assedio a Reggio inutilmente, risalì in Puglia per imporre gabelle, ma gravemente ammalato morì a Foggia il 7 gennaio 1285. Fu seppellito nel Duomo di Napoli. Gli successe il figlio Carlo.
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