L ’immaginario del viaggiatore contemporaneo si perde nei vicoli, dopo aver attraversato piazza del Plebiscito, sfiorando il Palazzo Reale, il Teatro San Carlo, e via Toledo, puntando qua e là alle sorprendenti macchie di verde di Capodimonte, agli orti e ai parchi posillipini e alle falesie costiere di tufo giallo.
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A SPASSO PER NAPOLI
Dalla panoramica via Petrarca, da Posillipo e dal ventricolo nobilissimo del cuore della metropoli di oggi, le correnti azzurre increspano ancora i contorni di quella che è insieme gouache e romanzo: i profili vicini e lontani di Ischia, Procida, Capo Miseno, Capri, la Penisola sorrentina; e poi la «cartolina» del Vesuvio, il dedalo urbano svelato dalle torri orientali della city, i palazzi, i monumenti e le chiese di un immenso centro storico con le sue propaggini fortificate, dalla Certosa di San Martino e Castel Sant’Elmo al Maschio Angioino, al Castel dell’Ovo.
L’istantanea in movimento della “città di mare con abitanti”, definizione emblematica di Luigi Compagnone, racconta di una sirena finalmente adulta ed europea che ha ritrovato nel suo mare lo slancio per sentirsi crocevia di rotte progressive. Al di là dei cliché, i tempi di Napoli non sono mai uguali, e la velocità dei mutamenti è il segno di un attivismo leggibile nella poliedricità degli istituti universitari, di cultura umanistica e di ricerca scientifica, nella fibrillazione letteraria e nelle pulsioni artistiche testimoniate anche nelle stazioni della nuova metropolitana nella modernità classicheggiante conservata dagli eventi teatrali, musicali e mondani.
La nascita della città risale alla prima metà del V secolo avanti Cristo. In quel tempo Cuma, diventata ormai la più importante colonia greca sulla costa dopo il trasferimento dei Calcidesi ed Eretriesi che si erano dapprima insediati a Pithekoussai (Ischia), spostò le proprie mire espansionistiche verso sud-est, dando vita a alla città nuova, ovvero a “Neapolis”. Di fatto, fu ampliato un centro più antico, “Palaepolis”, già abitato dalla gente di Rodi. Il legame con la grande isola dell’Egeo rimanda al mito di fondazione e all’arrivo delle spoglie di una delle sirene incantatrici di Ulisse, che si chiamava appunto Partenope.
L’itinerario essenziale non può non avere come punto di partenza la Piazza del Plebiscito, che è definita spazialmente dal porticato semiellittico della Chiesa di San Francesco di Paola e dal Palazzo Reale sui lati principali; su lati minori si stagliano Palazzo Salerno e il Palazzo della Prefettura, mentre nella adiacente Piazza Trieste e Trento si trova la Chiesa di San Ferdinando che completa il circuito monumentale dell’area con il Teatro di San Carlo e la Galleria Umberto I.
Nel 1734 Napoli divenne la capitale del Regno delle Due Sicilie e fu Ferdinando IV a dare un impulso forte al completamento del palazzo facendo costruire il Teatrino di corte, realizzato nel 1768 proprio da Ferdinando Fuga, e il braccio orientale, che è adibito dal 1927 a Biblioteca Nazionale.
Collegato alla Reggia, c’è il bellissimo Teatro di San Carlo, il più antico teatro lirico del mondo.
Di fronte al teatro c’è un punto di ritrovo tradizionale, la Galleria Umberto I, che evidenzia, con la sua pianta a croce, una struttura neorinascimentale tipica della fine dell’Ottocento: si rifà infatti alla Galleria Vittorio Emanuele II di Milano.
All’uscita, si entra in via Toledo, che separa l’area portuale dai Quartieri Spagnoli, il nucleo abitativo a scacchiera che si allunga fino alla collina del Vomero. Qui il viceré Pedro de Toledo collocò gli acquartieramenti dell’esercito spagnolo e oggi, in un coacervo di vicoli pittoreschi, tra inconfondibili atmosfere popolari, vi si trova uno spicchio dell’identità napoletana.
Per avviarsi verso l’irrinunciabile itinerario nell’immenso centro storico di Napoli, dichiarato dall’Unesco patrimonio dell’Umanità, bisogna raggiungere la Piazza del Gesù Nuovo: è l’inizio del cuore della città greco-romana, in un dedalo di strade e viuzze e vicoli che formano perfetti reticoli ortogonali. I tre decumani romani s’incrociano con i cardini. Qui ha inizio Spaccanapoli, che è il susseguirsi rettilineo di via Benedetto Croce, via San Biagio dei Librai e via Vicaria Vecchia.
La Piazza del Gesù è caratterizzata dalla Guglia dell’Immacolata con, sulla sommità, la statua della Vergine: fu costruita nel 1747 con i fondi di una raccolta pubblica promossa dal gesuita Francesco Pepe. Presenta una ricca decorazione, un esempio di lusso barocco che simboleggiava il potere religioso dell’ordine dei Gesuiti. Proprio i Gesuiti, del resto, avevano acquistato il quattrocentesco Palazzo Sanseverino, trasformandolo tra il 1584 e il 1601 nella splendida Chiesa del Gesù Nuovo.
A pochi metri c’è un altro dei luoghi più affascinanti di Napoli: il Complesso monumentale di Santa Chiara con la basilica e il monastero che fu tra i primi a essere costruiti nel centro storico.
Da via Benedetto Croce, ecco negozi, botteghe, in un rincorrersi di colori e profumi e sensazioni profonde, modernissime, giovani e antiche insieme. Sul percorso s’incontra il Palazzo Filomarino, teatro di scontri e distruzioni durante la rivoluzione partenopea del 1799. Nel palazzo visse e morì don Benedetto Croce, una delle maggiori voci della cultura italiana d’ogni epoca.
La Piazza San Domenico Maggiore è definita da un coro di palazzi nobiliari: Palazzo Casacalenda, Palazzo Petrucci, Palazzo Corigliano, Palazzo Sangro di Sansevero. La Guglia di San Domenico Maggiore è un punto di riferimento cruciale: fu edificata dopo la peste del 1656 in forme barocche (è opera del Fanzago e del Vaccaro)
Nascosta in un vicoletto c’è la famosissima, piccola Cappella Sansevero, che ospita le opere, le alchimie e le realizzazioni del geniale Raimondo di Sangro principe di Sansevero, scrittore, letterato, inventore e sperimentatore, oltre che gran maestro della Massoneria.
Oltre Piazzetta Nilo a ridosso della zona universitaria, via san Biagio dei Librai evoca una storia secolare di tipografie e stamperie che animavano la vita culturale. Ci si inoltra tra bancarelle e negozietti, sfiorando palazzi come il Monte di Pietà e Palazzo Carafa; allungando lo sguardo all’ex convento dei Santi Severino e Sossio (poi Archivio di Stato di Napoli) che alla fine del Cinquecento ospitava Torquato Tasso, fino a incrociare San Gregorio Armeno, la rutilante via dei presepi con l’omonima, bella chiesa
Risalendo, si arriva al decumano centrale, via dei Tribunali, e la sosta è obbligata nella Chiesa di San Lorenzo Maggiore.
Non distante, la Chiesa delle Anime del Purgatorio ad Arco, all’incrocio con via Nilo e via Atri, è una tappa di riferimento nel proteiforme circuito della devozione popolare: per le donne del quartiere la beata Lucia, che qui viene venerata, è il simbolo della fertilità.
Più avanti c’è il Complesso di San Pietro a Maiella che ospita il glorioso Conservatorio di Musica, uno dei più illustri d’Italia. Vanta una straordinaria biblioteca specialistica tra le più importanti al mondo per i materiali autografi.
Dalla vicina Piazza Bellini ci si sposta a Port’Alba, luogo eletto delle librerie, fino a Piazza Dante. Oppure si sceglie di continuare per via Costantinopoli (con le sue botteghe di antiquari) fino a raggiungere il Museo Archeologico Nazionale, tra i vanti culturali della città e tra i più importanti in assoluto per l’antichità classica, non solo in Europa.
Sulla grande arteria di via Foria, spostandosi verso l’Albergo dei Poveri con l’imponente prospetto firmato da Ferdinando Fuga, si può osservare il muro monumentale dell’Orto Botanico, già Reale Giardino delle Piante del Decennio Francese.
Tornando a ritroso a via Tribunali, scegliendo di proseguire a est, si giunge invece al Pio Monte della Misericordia, tra le più antiche istituzioni di assistenza e beneficenza della città fondata nel 1602: ospita una ricca collezione di opere d’arte nella Pinacoteca e, soprattutto, nella chiesa, Le Sette opere di Misericordia, la tela di grandi dimensioni che Caravaggio eseguì tra il 1606 e il 1607. La chiesa ha una pianta ottagonale, con sette altari sormontati da altrettanti affreschi che fanno riferimento alle opere di misericordia corporale
Deviazione fondamentale è quella che conduce al Duomo in stile gotico-provenzale.
Con un salto ideale ci si sposta sul lungomare di Chiaia. Tra palazzi aristocratici e gallerie d’arte, negozi alla moda e squarci d’eleganza, è segnato dalla Villa Comunale. È il primo giardino pubblico di Napoli, inaugurato nel 1781.
La Stazione Zoologica Anton Dohrn, con l’Acquario più antico d’Europa, è un centro di studi e ricerche di levatura internazionale.
Se si sceglie di inoltrarsi nel salotto buono di Napoli da piazza San Pasquale, si va per lo shopping a via dei Mille con il Pan, il Palazzo delle Arti di Napoli nel settecentesco Palazzo Roccella, via Filangieri e via Carlo Poerio fino a Piazza dei Martiri, con una raggiera di stradine ricche di gallerie d’arte e di design, negozi griffati e d’antiquariato.
Se si prosegue per la Riviera di Chiaia, sul versante del mare, invece, c’è l’inconfondibile facciata neoclassica di Villa Pignatelli, circondata da un bel giardino: all’interno è ospitato il Museo Principe Diego Pignatelli Cortes, mentre nelle scuderie si trova il Museo delle carrozze.
La passeggiata sul lungomare procede fino a Mergellina con il suo porto turistico, che è la «porta» verso la collina di Posillipo, suggestiva e resa universale dalle opere dei famosi vedutisti dell’Ottocento, i pittori della Scuola di Posillipo. Dai parchi nobiliari della zona spuntano numerose ville prestigiose quali Villa Rosebery, residenza del Presidente della Repubblica; Villa Pierce e il caratteristico, affascinante Palazzo Donn’Anna del ‘600, opera incompiuta di Cosimo Fanzago. Tappa obbligata, poi, la discesa al mitico borgo di Marechiaro, villaggio di pescatori collegato con una serie di tornanti: qui c’è la mitica “finestrella” che evoca la canzone di Salvatore Di Giacomo. Caratteristico è, infine, anche il borgo delCasale, che risale al Duecento, con le sue tipiche piazzette e stradine.